“Inizialmente queste immagini sono realizzate riprendendo gli oggetti e le strutture in movimento.
In seguito le realizziamo destrutturando le operazioni che avvengono quando si fotografa con lo stroboscopio e ricostruendole tramite esposizioni multiple (più scatti sullo stesso fotogramma) di matrici fatte traslare o ruotare.
Otteniamo serie di fotogrammi di complessità variabile, tanto maggiore quanto più numerose sono le sovrapposizioni.
Il tema della complessità è basilare. Pensiamo, come Abraham Moles, che la comunicazione estetica corrisponda alla complessità massima della comunicazione, quasi alle soglie dell’impossibi-lità di decodifica.
Per la realizzazione delle Immagini stroboscopiche predisponiamo un set di ripresa costituito da un piano d’appoggio, un sistema di illuminazione e un braccio a cui fissare la fotocamera.
Nel caso di immagini con movimento lineare, la matrice (il disegno che viene fotografato) è appoggiata a una riga graduata che permette la regolarità degli spostamenti. Se le immagini sono a movimento circolare, la matrice è collocata su un disco rotante munito di pioli che permettono spostamenti graduati.
In genere le serie sono composte da sei fotogrammi e la progressione di complessità figurale è data da un numero crescente di sovrapposizioni che può seguire una progressione aritmetica, oppure geometrica, logaritmica, di Fibonacci, casuale.“
Antonio Barrese