Sin dall'antichità gli uomini hanno guardato alle stelle per orientarsi in mare, per avere una direzione. Così come guardare le stelle in termini astrologici, ovvero con-siderare, era importante per capire che decisioni prendere, allo stesso modo il desiderio deriva il suo nome proprio da quella incolmabile distanza fra noi e le stelle. DeSidera: il desiderio indica sì la distanza dalle stelle, ma al contempo anche una certa volontà di decostruire la costellazione che c'ingabbia. Le opere che compongono l’istallazione che Andrea Salvatori ha creato appositamente per la galleria, rappresentano proprio questo spostamento dall'ordinario, dallo sguardo quotidiano allo straordinario, alla possibilità di de-costruire un oggetto e farne costellazione.
L’installazione si compone di un certo numero di sculture, che, a partire da diversi soggetti come un classico leone, un busto di Apollo, ornamenti barocchi, una ruota di bicicletta, un paio di scarpe da ginnastica…, come dei sopravvissuti da diverse epoche e provenienze, vengono riproposti in ceramica, nel loro grigio polveroso opaco e vengono così strappati al deterioramento dello scorrere del tempo e fissati in costellazioni puntellate di sfere di diverse dimensioni, colori e distanze. Questa costellazione dal segno contemporaneo è in grado di avvolgere lo sguardo dello spettatore in una formula di avvicinamento straniante e in un senso nostalgico di incolmabile distanza.
La ceramica offre la possibilità di dare agli oggetti un aspetto di reperto archeologico, come fossero oggetti ritrovati dopo un’improvvisa esplosione vulcanica, una fine di era, una fine di mondo e al contempo rielaborati e trasformati come provenissero da un altro pianeta, diventando dunque monumento, come se fossero per sempre destinati all'eternità e tolti dalla loro funzione quotidiana.